L'arte della fotografia è in grado di catturare cose che nemmeno la realtà stessa riesce a mantenere
Su L'Opinione il mio articolo-anzi no, la mia Opinione!-su un nuovo concetto di bellezza
La bellezza, per gran parte della nostra società, “drogata” di selfie, filtri, social network, app capaci di migliorare in modo finto ed eccessivo il nostro aspetto fisico, è solo perfezione delle forme, vanità e superficialità, ma per gli artisti contemporanei equivale alla riscrittura della realtà che ci circonda, al superamento di schemi e categorie.
L'arte della fotografia e il contributo di Caterina Notte
La fotografia ha avuto tanti grandi Maestri, tra questi David Lachapelle-chiamarlo fotografo è veramente riduttivo. Le foto di Lachapelle sono il simbolo della schizofrenia che domina l’umanità e ci portano a pensare a ciò che sta fuori dalla fotografia. Tutto sembra creato per sedurre, ma scompare troppo in fretta. Anche la fotografia, dietro l’apparente celebrazione della bellezza, puo’ cambiare l’interpretazione della realtà. A tal proposito, La Chapelle, influenzato da sempre dal genio di Michelangelo, nel 2006, con Deluge, ispirata dal Diluvio Universale di Michelangelo, presentava le forze della natura che sovrastano il regno dell’Uomo. Diversi i simboli della civiltà consumistica, il Caesar Palace di Las Vegas, Burger King, Starbucks, Gucci, che stanno per essere inghiottiti dal diluvio. LaChapelle, in realtà ammonisce il mondo effimero che lo ha reso famoso. I corpi umani, mentre il mondo sta per inabissarsi-quello che li vedeva consacrati al più bieco materialismo- posti di fronte alla morte, ritrovano valori universali come la solidarietà. Ed è proprio la Chapelle per i colori brillanti e l’iconografia, o Ellen Von Unverth per il modo di vedere le donne ad aver ispirato Caterina Notte. In tempi di grande incertezza, le persone carismatiche hanno un ruolo importante nella società. La storia dei loro successi personali può essere fonte di ispirazione e di motivazione, anche per riscrivere realtà e bellezza, come fanno Ellen Von Unwerth per la fotografia e Caterina Notte per l’arte.
Liberare la donna dalla schiavitu’ dello sguardo maschile, che è giudizio, pregiudizio, schema purtroppo spesso consolidato, è il compito dell’arte di Caterina Notte. Per la prima volta una donna presenta una donna senza invidia, gelosia, con obiettività, chiarezza, rappresentando in modo limpido il fenomeno della bellezza e della debolezza, senza aggressività, o accezioni sessuali. Leadership e forza interiore, indipendenza e responsabilità. Così per Ellen Von Unwerth, come per Caterina Notte per le foto e i video.
La riscrittura della bellezza, di cui siamo circondati, nonostante il cambiamento dei canoni e l’instabilità dei concetti, che, nel tempo, cambiano, includendo nuove accezioni, non è, per lei, quella che facciamo rientrare nella dimensione dell'estetica. Dell'umano. La bellezza femminile è instabile. E la donna è un universo infinito, non del tutto comprensibile. Ha così tanti livelli, più o meno trasparenti, che si fondono o restano separati tra di loro, ma che coesistono e ne fanno un essere umano affascinante, anche esteticamente.
Quando si parla di bellezza, si pensa subito a quella femminile, sembrano due concetti indissolubili. Se poi la bellezza va a finire nell'arte, allora iniziano le controversie, i dibattiti su ciò che è bello e ciò che non lo è, ma, magari, lo è artisticamente. Senza dubbio di bellezza si è parlato e fatto abbastanza nell'arte, ma sembra che ci sia ancora molta ipocrisia nella sua rappresentazione. C'è un'altra bellezza che non finisce sulle pagine delle riviste di moda, o che non viene considerata abbastanza artistica, perché troppo bella. E qui interviene l’artista nel suo tentativo di riscriverla. La bellezza sembra quasi debolezza, ma cos'è la debolezza se non la nostra potenza? Appropriarsi del concetto di bellezza solo per parlare della drammaticità, del dolore, dell'effimero non è più interessante.
La bellezza esiste ed è una fonte inesauribile di immagini. Ma sembra che ciò che è bello non possa assurgere ad arte, come se non potesse avere contenuto. Riscrivere la bellezza è, per Caterina Notte, consegnarle il potere reale che possiede. La bellezza ci colpisce, non possiamo negarlo, d'altronde, come diceva Nietzsche, non tutti hanno “la forza di pronunciare la bellezza”, figuriamoci di rappresentarla!
Da cosa nasce il modo di ritrarre le donne al di là dei normali stereotipi? Nasce esattamente dal fatto che Caterina Notte è stanca di guardarsi intorno e vedere da una parte nella moda e nella pubblicità, su Instagram o qualsiasi altro social donne bellissime, quasi non umane, ma dominate da uno sguardo maschile e dall'altra donne che invece si prestano così facilmente ad esaltare la tragedia, il dolore, l'effimero dove la dimensione estetica non è più importante. Le prime purtroppo non parlano della donna, le seconde non parlano della bellezza. Il Predator delle sue fotografie è la donna o il bambino che ha il potere di sconvolgere gli schemi o anche solo il pensiero comune.
C'è così tanta forza racchiusa nei nostri limiti che ci siamo costruiti con tanta accuratezza che sarebbe bello darci la possibilità per una volta di liberarcene. Gli occhi, la bocca, le mani sono i nostri punti di non ritorno. Una volta che sprigionano la loro forza possono portarci in una dimensione irreversibile e allora il cambiamento dentro di noi non può più essere fermato. Ma lo spettatore di Predator subirà lo stesso destino, da preda inconsapevole si troverà in uno stato di non equilibrio dal quale può uscirne solo accettando quel potere e riscrivendo il suo presente e il suo sguardo. Da preda a predatore.
Predator, il nuovo progetto firmato Notte
Predator è un progetto nato nel 2010 con 4 bambine che Caterina Notte aveva tentato di portare in una dimensione diversa dal gioco, bendandole a metà, lasciando loro la possibilità di vedere o di parlare ma le ha messe in un vecchio furgoncino abbandonato e le scene sono cambiate. Un teatro immaginario di guerra si è dipanato tra Caterina Notte e loro, la loro forza l’ha investita con il loro entusiastico voler essere nella parte. E' stata un'esperienza importante per l’artista. Ha voluto riprenderla nel 2019, 9 anni dopo con una ragazza conosciuta su Instagram ed ha subito funzionato: è diventato più che attuale! Le bende, utilizzate per esaltare la bellezza rivista e riscritta, sono diventate dei legami, fasce indispensabili che avvolgono il corpo e che segnano la forza del soggetto che le indossa fiero.
Diventano lo strumento affilato per attingere alla debolezza e trasformarla in potenza. Predator, aliens, 49 dolls, l'ispirazione di tutte le opere è tutto ciò che è fuori e che riesce a interagire con quello che è dentro di lei, infanzia, presente, futuro. Predator e 49Dolls sono esattamente questo. Nascono direttamente dalla sua infanzia in Molise, Caterina pensava non ci fosse altro oltre quei campi e quelle montagne, oltre il fatalismo invasivo e il lasciar andare le cose senza troppo volerle cambiare.
E' proprio lì che nasce la forza di Predator e le paure di 49Dolls. Nella violenza del cambiamento. Aliens è concentrato sulla trasformazione della carne che vive questa forza e queste paure. Il corpo è primario nel mondo in cui viviamo, è lo specchio delle nostre emozioni ed è colpito e segnato dai movimenti della realtà che cambia di continuo. Per cui il corpo stesso cambia all'inizio impercettibilmente, poi visibilmente.
Catturare questa trasformazione è molto interessante perché ci lascia come in un limbo, inconsapevoli della direzione che verrà presa, in un presente allungato verso il futuro. E' esattamente lì che si vuole essere! La responsabilità dell’artista è proprio questa, fornire nuove direzioni; l’arte serve a tutto cio’ , che sia vera, tangibile, o pragmatica, non ha importanza, questo è il senso dell’arte! Ma l'arte e la realtà corrono su due binari diversi.
La realtà è qualcosa di stupefacente in tutte le sue declinazioni per questo deve viaggiare assolutamente su un livello diverso. Riscrivere significa aggiungere qualcosa a ciò che esiste, qualcosa che non poteva esistere e che ci piacerebbe esistesse. E' un po' come aprire una nuova porta sul reale. Fare arte trasportando semplicemente il reale in una dimensione museale o in uno spazio dedicato all'arte non aggiunge niente di più alla realtà.
Non è ciò che spesso si vuole intendere per riscrittura. La riscrittura della bellezza e della debolezza passano attraverso una nuova performing della realtà, dando nuove direzioni e possibilità, portandole a un nuovo livello, superiore, quello delle direzioni possibili, suggerendo una traccia. Forse, se venisse dato maggiore peso agli artisti, anche la società che ci circonda potrebbe riscriversi più facilmente e trovarne beneficio; le donne con la loro bellezza , fragilità e forza troverebbero una nuova dimensione, quella di persone, al di là degli stereotipi estetici che, spesso, annullano la loro reale essenza.
Recuperare la soggettività e la propria individualità, è quasi un dovere per diventare individui forti di una comunità più estesa, unita e rispettosa di tutti coloro che compongono la società e ne fanno parte.
Caterina Notte ha da poco completato la realizzazione del suo terzo libro “La caduta dell’osservatore nella pratica della debolezza”-Vanilla edizioni, che raccoglie i contributi di 14 rinomati studiosi internazionali; oe a lei, infatti, ci sono Gianluigi Ricuperati, Sandro Orlandi Stagl, Laurie Ann Paul, David Le Breton, Luca Panaro, Linda Bertelli, Simona Chiodo, Moira Chiodini, Massimo Temporelli, Chiara Marletto, Don Kalb, Ambra Patarini, Atreyee Sen, Sandro Sproccati.
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